Descrizione
Descrizione stampa:
In questa meravigliosa immagine viene raffigurato il guerriero Sakurai Sakichi Iekazu.
Sakurai, uno dei più famosi spadaccini al servizio di Hideyoshi, è conosciuto per la sua partecipazione alla battaglia di Shizugatake. Durante questo scontro, nei pressi di Toriuchizaka venne fermato da un guerriero, Yadoya Shichizaemon, membro dell’Armata dei Territori del Nord e nemico di Sakurai.
Uno dei più fedeli servitori di Hideyoshi e considerato tra i primi tre migliori spadaccini del momento. La concitazione della sua avanzata è qui enfatizzata dalla stoccata con il dorso della lancia naginata, puntata verso un nemico non presente. Viene inoltre rappresentato nel cuore della battaglia. Questo lo si capisce dal fatto che ai suoi piedi si possono vedere svariate armi, come una spada e diverse frecce spezzate di netto. Il giovane guerriero si getta correndo in avanti, fuori dalla visuale dello spettatore, pronto a colpire il nemico con un colpo di lancia. Quest’arma ad asta, molto efficace soprattutto per disarcionare i cavalieri, raggiungeva una lunghezza totale superiore ai due metri. La lama aveva una configurazione simile a quella di una normale katana, con l’aggiunta della possibilità di rimuoverla qualora non venisse utilizzata. Raffigurandolo di spalle, Kuniyoshi mette in evidenza il suo stendardo sashimono in tutta la sua interezza, dalla punta alla base. In esso vengono rappresentati tramite disegno undici animali corrispondenti allo zodiaco cinese, mentre il dodicesimo, il serpente, è visibile in cima, sotto forma di statuetta dorata, posizionata sopra gli altri.
Nello stendardo, questo è rimpiazzato dal kanji di sakigake, che significa “caricare davanti agli altri”. La sua presenza in mezzo ai segni zodiacali testimonia l’importanza che aveva per Sakurai. Kuniyoshi, nella sua attenzione quasi maniacale per i dettagli, non manca di rappresentare con notevole cura anche la corda con cui lo stendardo è fissato, facendola passare sotto le braccia del samurai. I questa stampa l’artista non manca di raffigurare anche elementi solitamente tralasciati, come la protezione per le braccia kote e il fodero delle spade; decorazioni che hanno lo scopo di impreziosire la narrazione, aggiungendo particolari che mettono in evidenza il gusto artistico dei samurai.
Sui pantaloni hakama viene rappresentato quello che potrebbe essere il mon, ovvero lo stemma di famiglia del guerriero, una serie di tre onde concentriche che vanno a formare un cerchio.
La stampa è molto dinamica. Il movimento viene reso molto bene dai capelli scompigliati e dalla gamba sinistra quasi tesa, che fa capire come il guerriero stia correndo verso il nemico. Inoltre non ha la schiena dritta, bensì leggermente piegata, nel tentativo di proteggersi da eventuali fendenti o frecce volanti. Al fianco sinistro sono assicurate le due spade che facevano parte della coppia rappresentativa dello status di samurai di alto livello, chiamata daishō. Questa era solitamente composta dalla spada corta wakizashi e dalla katana lunga. La pratica di indossarle entrambe iniziò all’incirca a partire dall’epoca Muromachi, e divenne successivamente una prerogativa esclusiva della classe dei samurai, dopo che Toyotomi Hideyoshi, con la sua caccia alle spade del 1588, confiscò tutte le armi possedute dai contadini che risiedevano nei villaggi.
Queste bellissime stampe sono tratte dal Libro” Storie eroiche del Taiheiki” serie di 50 pagine, chiamata anche “Cronache degli Eroi della Grande Pacificazione”, Taiheiki Eiyuden, pubblicata nel 1917 da Yoshikawa Kobunkan.
Le scene mostrano generali e samurai in azione o in momenti più tranquilli della giornata. Queste figure espressive sono splendidamente colorate e dettagliate con una meravigliosa attenzione alle armature e alle armi.
Storie eroiche del Taiheiki
Pochi altri artisti giapponesi di stampe ukiyo-e hanno mai abbinato i dettagli e l’abilità artistica di Kuniyoshi al genere delle stampe guerriere.
Pubblicata tra il 1847 e il 1850, la fantastica serie di Kuniyoshi, “Storie eroiche del Taiheiki”, o “Grande Pacificazione”, presenta cinquanta ritratti a figura intera di famosi guerrieri coinvolti nel periodo di chiusura delle guerre nel XVI secolo in Giappone, poco prima dell’unificazione della nazione. Queste immagini mostrano questi eroi impegnati in battaglia o in posa eroicamente in tutta la loro gloria militare. Kuniyoshi coglie gli aspetti unici di ciascun guerriero, con accanto testi dettagliati delle loro carriere eroiche. Tutte qualità che nessun altro maestro aveva saputo infondere nell’ukiyo-e fino ad allora.
Queste stampe sono una grande opportunità per collezionare una parte della storia giapponese, documentata in modo dinamico dal grande maestro Kuniyoshi.
Kuniyoshi, nel corso della sua vita e carriera artistica, è stato influenzato profondamente dal mondo dei samurai. Venne infatti spinto dalla sua passione per i racconti eroici a realizzare un nutrito numero di stampe a carattere guerriero, definite mushae, che potevano essere singole, trittici o serie intere: caso volle che fu proprio una di queste, il “Suikoden” nel 1827 a decretare l’inizio della sua ascesa come artista di fama nazionale. Inoltre, alcuni dei bushi diventarono per lui dei veri e propri modelli da seguire, primo fra tutti fu proprio Toyotomi III Hideyoshi.
Il Taiheiki quindi può essere visto come una celebrazione sua e del suo trionfo, un omaggio che l’artista scelse di dedicargli, l’epoca Tokugawa, in cui la sua figura era invece malvista dalle autorità governative. Con il processo di unificazione venne imposta la pace su tutto il territorio nipponico, e la situazione di guerra pressoché continua che aveva caratterizzato il Paese per svariati secoli giunse al termine. Questo ebbe delle importanti implicazioni a livello sociale e culturale, dal momento che ormai le competenze belliche dei samurai non erano più richieste. Venne così dato l’avvio a un processo che vide l’adattamento della funzione sociale di questi guerrieri alle necessità dell’epoca: si trasformarono infatti gradualmente da maestri delle arti belliche a ricoprire posizioni lavorative quali magistrato, burocrate, insegnante e impiegato. Questo profondo mutamento, che cambiò la natura stessa del samurai, fu possibile solo grazie alla creazione, da parte delle autorità, di un sistema di classificazione dell’individuo basato sull’onore. Tale suddivisione prevedeva infatti che ogni guerriero venisse inserito in una particolare posizione all’interno della scala gerarchica in base a diversi criteri, programmando inoltre una serie di oneri e retribuzioni: queste in particolare constavano di titoli formali che non avevano un particolare valore, ma erano efficaci per accontentare gli ex guerrieri e tenerli a bada, evitando che dimostrassero eccessive rimostranze. Nonostante ciò, si arrivò a una situazione in cui l’identità del samurai andava perdendosi, e gli ideali di onore e disciplina venivano lentamente sostituiti da concetti come la fedeltà verso il proprio datore di lavoro e il rispetto delle normative sociali imposte dall’alto. La rigida suddivisione sociale poi garantiva una serie di privilegi formali alla classe guerriera, i cui membri avevano ben poco potere reale, nonostante si trovassero all’apice della piramide sociale.
Kuniyoshi era conscio del profondo mutamento sociale, che nella sua epoca era diventato particolarmente evidente. Era infatti la seconda metà del XVIII secolo, e si stava avvicinando quel momento storico dove navi americane avrebbero segnato il momento in cui il Giappone fu costretto ad abbandonare l’isolamento e a riallacciare i contatti con l’esterno. Questo avvenimento avrebbe portato il Paese ad ammodernarsi radicalmente e abbandonare la struttura feudale che lo aveva caratterizzato per più secoli, con il risultato di lasciarsi definitivamente alle spalle il passato e abolire la classe samuraica e i suoi privilegi.
Il Taiheiki quindi può essere ritenuto una sorta di ponte fra passato e presente, un riferimento a una situazione sociale e politica di cui erano visibili solo i castelli e il daishō, la coppia di spade che contraddistingueva i samurai dalla gente comune; al tempo stesso però il ricordo era ancora vivido nelle menti del popolo, che conservava la memoria delle imprese di questi guerrieri e il loro coraggio, così come le loro tradizioni e il grande bagaglio filosofico di orientamento zen.
I “bushi” e il loro mondo infatti hanno sempre esercitato una forte influenza sui giapponesi, sia dal punto di vista artistico (si veda la sterminata produzione di dipinti, opere teatrali e cinematografiche, pubblicazioni e altro ancora) sia culturale, come il sentimento di quasi reverenza nei confronti del proprio superiore e l’autodisciplina, connotazioni particolari del popolo nipponico.
Kuniyoshi è riuscito attraverso quest’opera a celebrare a modo suo questa classe sociale ormai in declino, diventata ombra di sé stessa, i cui ideali però non erano stati dimenticati. Con il suo Taiheiki l’artista ricorda i fasti del passato, celebra il coraggio di quegli eroi che hanno costruito il Giappone moderno mediante i propri sforzi, e riporta alla mente del pubblico le imprese più eclatanti dei singoli condottieri. Tutto questo in una serie di cinquanta stampe, che riassumono in maniera efficace gli avvenimenti più importanti del processo di unificazione.
Le stampe raffigurano personaggi importanti come Oda Nobunaga, Akechi Mitsuhide e Toyotomi Hideyoshi, che sono stati personaggi chiave nelle vicende storiche. Sono famosi per la fondamentale importanza delle loro azioni e decisioni prese nelle fasi della pacificazione del Giappone.
Calligrafo Ryūkatei Tanekazu
Per quanto riguarda i testi presenti nelle varie stampe, l’autore di ciascuno di essi è Ryūkatei Tanekazu, uno scrittore di racconti popolari gesaku e famosi cantastorie kōdanshi di tarda epoca Edo. Egli, nel corso della sua carriera, collaborò spesso con Kuniyoshi, componendo vari testi a corredo delle figure, che arricchivano e completavano le sue opere. Assai popolare in epoca Tokugawa, la professione del cantastorie deriva da una tradizione medievale di artisti che giravano per i vari centri abitati, mettendo in scena monologhi in cui essi commentavano fatti storicamente accaduti, reperiti dalle cronache dell’epoca. Queste a loro volta avevano come base fonti scritte, e possedevano la duplice natura di opere sia letterarie che storiche. I cantastorie dunque partivano da queste basi per narrare specialmente di battaglie e degli eroi che vi presero parte. La recitazione prevedeva varie tecniche per intrattenere il pubblico, tra cui l’utilizzo di un linguaggio variegato unito a elementi retorici che avrebbero suscitato stupore e interesse.
Solitamente, oltre a una presentazione generale del guerriero, contenente l’origine del casato e alcune gesta note, c’è la narrazione di un’impresa o di un fatto più importante rispetto agli altri: questo viene quindi analizzato nel dettaglio, inserendo parecchie informazioni che rendono la lettura appassionante e stimolano la fantasia del lettore.