Katsushika Hokusai, Il ponte a tamburo presso il santuario di Tenjin a Tameido, 1834 c.a.

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Katsushika Hokusai (1760–1849)
Serie: Un viaggio lungo i ponti di tutte le province, Shokoku meikyô kiran, 1833-1834
Titolo:
Il ponte a tamburo presso il santuario di Tenjin a Tameido, Kameido Tenjin taikobashi
Tecnica: Nishiki-e Xilografia a colori, 1834 c.a.
Traslitterazione dell’iscrizione: Saki no Hokusai Iitsu hitsu
Firmato: Saki no Hokusai Manji
Formato: oban yoko-e (mm. 260 x 380)
Editore:
Eijudo
Censore:
kiwame
Edizione:
Edo 1850-1870 c.a.
Biografia: Forrer 100.111., Lne 295.159.7, Forrer & Goncourt 268.7, Hokusai Museum IV. 105, Calza V.47.5.
Descrizione: Slendida xilografia originale con ottimi colori. Impressa su carta del Giappone washi databile nella metà del XIX secolo.  In ottimo stato di conservazione considerata l’epoca, ad eccezione i due margini e quello inferiore rifilati e piccola abrazione angolo sinistro inferiore. Con margine sul lato superiore, caratteristica estremamente rara nelle stampe di Hokusai, e completa della parte incisa sui restanti lati.
Vedi Museo d’arte di Honolulu: https://honolulumuseum.org/collections/2368/

 

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Descrizione

Descrizione opera:

Il ponte a tamburo di Kameido a Edo, porta al Santuario Tenmangu (estrema destra), costruito su terra bonificata nel 1662 (l’attuale tempio è una costruzione dell’edificio precedente e risale al 1936) come luogo di culto di un importante e venerata statista, Sugawara no Michizane 845-903).
Un secondo ponte, con arco meno pronunciato, è visibile sul lato sinistro. Il santuario, con il suo ponte e la pergola su cui fiorisce il glicine, era considerato uno dei luoghi più pittoreschi di Edo e attirava numerosi visitatori. Ogni anno, nel ventiquatresimo giorno dell’ottavo mese, si celebrave una grande festa in onore di Sugawara no Michizane, che presentava particolare interesse non solo per il pubblico dei letterati ma anche per chiunque avesse semlicemente il desiderio di migliorare il proprio stile di scrittura. Inutile dire che il periodo in cui si celebrave la festa era quello in cui il glicine era nella sua massima fioritura.
(cfr. M. FORRER Hokusai, Londra 1991, n.35).

Hokusai – Un artista senza confini

Prima di Hokusai il paesaggio era relegato come sfondo per personaggi o quale ambiente di eventi. Egli diede alle immagini della natura dignità pari a quella della rappresentazione dell’uomo, e dove prima era solito rappresentare la gente delle strade popolose, i quartieri di piacere, ora egli viene assorbito dalla natura per scoprire ciò che governa l’essistenza umana e cioè gli elementi naturali quali il cielo, gli alberi, il mare, gli animali. L’allentarsi delle restrizioni agli spostamenti interni all’inizio dell’Ottocento permise la difusione del vedutisimo e la racolta di immagini di località celebri, immagini utilizzate sia come ricordo di viaggio, sia come stimolo all’immaginazione di un popolo già di per sé curioso e amante degli spostamenti. Tuttavia, nell’analisi dell’animo umano, Hokusai non si limita certo alla gente del popolo e, non essendo possibile per motivi di censura raffigurare chi rappresentava il governo, egli fece riferimento all’iconografia tradizionale, storica e letteraria.

Essendo dunque il paesaggio preponderate in quegli anni, Hokusai incide, fondendo il reale con l’immaginario, la serie Un viaggio lungo i ponti di tutte le province, raffigurando e a volte immaginando ponti, i quali essendo andati distrutti, vince, raffigurando e a volte immaginando ponti, i quali essendo andati distrutti, vince, vivevano in parte solo nella memoria. Ne fa parte anche la cosidetta stampa dei Cento ponti realizzata intorno al 1832, una tavola di dimensioni enormi rispetto alle altre, simile nel formato ad un manifesto murale dei giorni nostri, raffigurante un paessaggio immaginario nel quale sono disseminati, in un’unica veduta, ben cento ponti, un paessaggio così pittoresco ed irreale chi è impossibile renderne l’idea attraverso una semplice descrizione.

Note generali:

Margini
Per le stampe di Hokusai venivano usati dei registri che permettevano di stampare tutto il foglio e le piccolissime parti bianche che rimanevano lungo i bordi venivano di regola tagliate senza troppo curarsi se in questa operazione si perdevano parti del disegno. È una caratteristica estremamente rara quando si incontra, come in questa stampa , margini bianchi.