Descrizione
Stampa litografica di pregio:
La Litografia è una tecnica di stampa tra le più antiche e ancora oggi usate, soprattutto nel campo dell’arte. Inventata nel 1796 dal tedesco Aloys Senefelder, questa tecnica di stampa sfrutta l’incompatibilità fra l’acqua e il grasso su una superficie piana di una pietra calcarea (dal greco lithos, pietra). Questo supporto permette di eseguire un disegno con grande scioltezza. L’artista disegna direttamente sulla lastra con una matita la cui mina è composta da una amalgama molto grassa. Quindi la matrice viene inumidita con acqua e successivamente inchiostrata mediante un rullo: l’inchiostro che è grasso, viene respinto dalle zone bagnate e aderisce solo a quelle disegnate. Alla matrice si sovrappone un foglio di carta, che premuto con un rullo assorbirà l’inchiostro. Ad ogni successiva copia la lastra deve essere bagnata e nuovamente inchiostrata. Per le litografie a colori si usano diverse lastre disegnate separatamente e colorate ognuna con un colore diverso. Per ragioni di comodità, la pietra può essere sostituita da una lastra di zinco o di alluminio.
Descrizione dell’opera:
La raffigurazione del corpo fu resa possibile in parte grazie allo studio di Hirano Hakuho della pittura in stile occidentale ma anche alla sua vasta esperienza nel ritrarre modelle dal vivo. La leggera applicazione di rosa sulla pelle pallida testimonia dell’abilità con la quale lo stampatore tentò di restituire l’ombreggiatura presente nei diversi disegni preparatori realizzati dall’artista. Da una parte l’artista si dimostra innovativo, con una posa di una naturalezza senza precedenti nell’iconografia xilografica bijinga che testimonia una visione matura di un nuovo modo di rappresentare il corpo femminile nello shinhanga. Dall’altra, egli mantiene numerosi elementi ricollegabili con la xilografia tradizionale giapponese: ad esempio l’illustrazione dettagliata dei diversi tessuti colorati, insieme all’esecuzione accurata dei capelli sono segni dell’influenza dei suoi studi sull’ukiyoe. Anche la composizione stessa, ovvero una donna con lo sguardo rivolto in direzione di un evento che rimane ignoto poiché fuori dall’inquadratura, era una tecnica utilizzata sin dai principi dagli artisti nishikie nel bijinga per focalizzare l’attenzione dello spettatore sull’interno della scena e suggerire una possibile intimità.