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STAMPE GIAPPONESI ANTICHE E NUOVE

       LA XILOGRAFIA A COLORI GIAPPONESE

Una breve introduzione su questa raffinatissima ed antica tecnica che ancora oggi in Giappone i maestri cercano di tramandare ai giovani.
Xilografia a colori: La tecnica.

La tecnica della xilografia giapponese non è di solito molto conosciuta nè ben identificata rispetto ad altre tecniche di incisione (litografia, bulino, acquaforte etc.). Per apprezzare le incisioni degli artisti giapponesi è importante capire la tecnica della xilografia giapponese, la quale richiede elevatissime abilità tecniche ed una infinita pazienza. Prima di tutto l’artista prepara un bozzetto ad inchiostro nero dal quale il disegnatore specializzato ricava il disegno definitivo, eseguito su un sottile foglio di carta trasparente che doveva essere sottoposto all’esame degli organi preposti alla censura.Una volta ottenuta l’approvazione dei censori, il disegno veniva  consegnato all’incisore che, incollatolo al rovescio su una tavoletta di legno – in genere ciliegio tagliato di filo, ossia parallelamente alle fibre del legno – provvedeva ad intagliarlo. Questa operazione era generalmente eseguita da un incisore capo che scolpiva le parti più difficili, mentre il resto della composizione veniva terminato dai suoi assistenti. Si otteneva in questo modo una prima matrice di stampa nello stesso verso del disegno originario.A questo punto il legno passava allo stampatore che con una sorta di tampone piatto e rotondo (baren) inchiostrava la matrice e realizzava una prima tiratura di una quindicina di esemplari in bianco e nero su ognuno dei quali il pittore interveniva dando le indicazioni per l’uso dei colori quali la densità, la tonalità e la sfumatura.L’incisore intagliava quindi tante matrici quanti erano i colori previsti. Successivamente si procedeva alla stampa partendo dal colore guida con i contorni del disegno, al quale seguivano gli altri. Sulla matrice venivano lasciati due rilievi che servivano come riferimento per il registro delle varie impressioni, uno in basso a destra (una specie di “L”) e l’altro in alto a sinistra (una semplice linea).

Al momento della stampa a volte venivano utilizzate alcune tecniche per arricchire la riuscita di un soggetto quali:

  • il mokumezuri o venatura del legno di base evidenziata trattando con della sabbia finissima il legno di modo che le parti più morbide si consumino e quelle più dure abbiano un impercettibile rilievo.
  • il kirazuri o effetto di mica argentata. Spesso utilizzata per impreziosire sfondi o abiti femminili. Era anche usata per arricchire i surimono, biglietti augurali.
  • il karazuri o gauffrage ottenuto non inchiostrando il legno in fase di stampa di modo da ottenere dei rilievi a secco sulla carta. Spesso usato per evidenziare la neve, le penne degli uccelli, i petali dei fiori

Il supporto utilizzato: la carta del Giappone

La carta washi (wa: Giappone + shi: carta) fu introdotta in Giappone intorno al 1600, durante un periodo di forte influenza da parte della Cina. Molti documenti attestano che molte compagnie olandesi esportavano carta del Giappone per il mercato indiano e olandese.

Il termine generico washi, serve per indicare un tipo di carta, ottenuto attraverso la lavorazione manuale delle lunghe fibre interne di tre piante tra cui la  principale è il gelso, l’elemento “maschile” dalle fibre robuste, elemento “nobile”, ricco e longevo.

Le fibre delle piante impiegate sono pestate e tirate piuttosto che macinate come nella produzione di carta “moderna”, conferendo più forza e flessibilità al prodotto finale, il risultato è una carta sottile e molto resistente, ottima per l’assorbimento dei colori.

  • La divisione dei ruoli nella realizzazione dell’opera: lavoro di equipe tra l’artista, l’incisore, l’editore e lo stampatore.

Come spiegato prima nella illustrazione della tecnica della xilografia a colori, l’artista non realizza direttamente il disegno sul legno ma disegna “al tratto” il bozzetto dell’opera. L’artista sorveglia e dirige l’esecuzione tecnica delle prime tirature della sua opera, valendosi di più incisori specializzati, sino allo stampatore, la cui bravura ed interpretazione nell’uso dei colori diviene addirittura della massima importanza quando si tratti di xilografia a colori.

Questo lavoro “di equipe” totalmente manuale è il motivo per il quale ogni xilografia è uguale ma sempre diversa dalle precedenti, anche da quelle ad essa contemporanee.

Ad esempio, esaminando di una xilografia varie prove stampate nella stessa epoca (e quindi di uguale valore) possiamo trovare anche apprezzabili differenze di colore a seconda dell’interpretazione dello stampatore. Un tipico esempio sono i cieli e le onde del mare colorati in modi diversi per evidenziare stagioni o momenti del giorno diverse.

In Giappone ancora oggi è l’editore e non l’artista il proprietario del “copyright” sulle immagini e dei diritti di ristampa e vendita. Ciò ha permesso nel tempo di stampare varie edizioni successive, pur sempre rispettando puntigliosamente il disegno primitivo, secondo la tradizione giapponese.

Il concetto di originale e copia nella cultura giapponese della stampa artistica.

La xilografia, questa tecnica così elaborata, frutto ogni volta di diverse abilità tecnico-artistiche fuse insieme, porta ad un concetto di “originale” tipico della cultura giapponese e completamente diverso dal nostro.

Nella xilografia giapponese si possono considerare “xilografie originali” quelle i cui legni siano stati incisi e stampati anche dopo la scomparsa dell’artista, a patto che esse siano rappresentazioni fedelissime dell’idea artistica originaria.

Un’opera xilografica di autore giapponese è assimilabile, per fare un esempio, ad una partitura scritta da un compositore famoso: è suo il merito artistico della composizione musicale ma non è lui che suona gli strumenti e quindi la qualità di ciò che udiamo non può prescindere dalla abilità e sensibilità dei componenti dell’orchestra che la esegue.

Inoltre, sempre per seguire l’esempio, una partitura di Giuseppe Verdi può essere stata suonata più e più volte dall’800 ad oggi da successive diverse orchestre; essa mantiene intatta anche oggi la sua validità artistica, a patto che venga eseguita rispettando minuziosamente lo spartito originari.

Per l’arte giapponese, l’opera realizzata postuma, anche se chi ha inventato il soggetto non esiste più, mantiene intatto il suo valore artistico. Per la cultura giapponese le tradizioni sono importanti come è importante che chi realizza l’opera rimanga fedele all’idea iniziale, rispettandone minuziosamente il disegno e la tecnica.

Allo stesso concetto tipico della cultura giapponese, di fedeltà nel trasmettere nel tempo i valori di tradizione e cultura tramandandone le migliori espressioni artistiche, fanno riferimento anche le scuole di ikebana, di bonsai, del teatro kabuki, delle geishe, delle arti marziali, ecc.

La maestria degli intagliatori e degli stampatori del XIX-XX secolo nel mantenere perfettamente integro lo stile dell’artista, nonchè l’utilizzo meticoloso di colori naturali e di carte tradizionali, fanno delle più recenti edizioni delle xilografie degli oggetti che nel tempo acquisiranno man mano maggior valore.

E’ sempre più difficile e raro trovare sul mercato della grafica fogli stampati in epoca di Hokusai ed Hiroshige (tra i maggiori artisti rappresentativi del periodo Ukiyo-e); per cui le iniziative degli editori giapponesi del XX secolo hanno quindi tramandato alle nuove generazioni, sia di artisti che di fruitori, le opere e le tradizioni del mondo orientale che altrimenti sarebbero inevitabilmente destinate man mano a scomparire.

  • Come riconoscere una xilografia da altre tecniche di stampa

Una xilografia giapponese è sempre stampata a pressione su carta del Giappone washi. La carta washi era, alla fine del ‘700 – inizi ‘800, sottilissima come una carta velina ed in seguito realizzata sempre un pò più spessa. Per le caratteristiche della carta washi una xilografia è riconoscibile in primo luogo dal fatto che l’impressione dell’immagine traspare al verso. Se il foglio al verso non mostra traccia dell’immagine significa che quella non è una xilografia ma una sua riproduzione con tecniche tipografiche.

In mancanza di elementi più certi, l’identificazione del periodo di realizzazione di una xilografia è fatta esaminando il tipo e lo spessore della carta utilizzata e d identificando il timbro dell’editore e da questo il periodo della sua attività.

Non è possibile conoscere il numero di esemplari che furono stampati per ciascun set di matrici poichè la quantità di copie possibili è legata alla conservazione del legno di base e dei legni dedicati ai vari colori. Si presume sia possibile realizzare una tiratura di circa 100-200 esemplari per ciascun set di legni.

Shin Hanga

Shin hanga, che significa letteralmente nuove stampe, fu un movimento artistico giapponese dell’inizio del XX secolo, durante il periodo Taishō (1912 – 1926) e il periodo Showa (1926 – 1989). Il movimento nacque intorno al 1915 e  fu attivo fino al 1942, sebbene fu ripreso brevemente tra il 1946 e gli anni cinquanta.

SHINHANGA: LE NUOVE STAMPE GIAPPONESI DEL 20° SECOLO

Il movimento delle nuove stampe giapponesi va circa dal 1915 al 1950 e riprende la tradizione dell’ukiyo-e. Quindi, si tratta sempre di xilografie, ovvero di dipinti stampati in serie tramite delle matrici in legno, e rimanevano invariati anche i ruoli legati alle stampe. Perciò c’erano sempre un disegnatore, un incisore e un editore ed erano tutte figure ben distinte tra loro. Chi disegnava non si occupava anche delle altre fasi di produzione.

MAGGIORI ESPONENTI SHINHANGA

Watanabe Shozaburo (1885-1962). Egli fu un editore di stampe, nonché promotore in prima linea dello shin-hanga. Grazie a lui le nuove stampe giapponesi sono arrivate anche all’estero, soprattutto in America, dove hanno avuto molta fortuna. Lui insisteva molto perché i disegnatori trattassero di temi tradizionali e nostalgici con una tecnica più “occidentale”, con più attenzione quindi al realismo, alla tridimensionalità e alla luce.

Di solito si conoscono soprattutto i nomi dei disegnatori di stampe, ma anche gli incisori e gli editori svolgono un ruolo fondamentale e Shozaburo Watanabe ne è la prova.

Hashiguchi Goyo (1880-1921). Hashiguchi fu un disegnatore di stampe, studiò arte privatamente fin da bambino e poi frenquentò la scuola di belle arti di Tokyo. La sua prima commissione risale al 1905 per il libro “Io sono un gatto” di Natsume Soseki. Comunque, è soprattutto conosciuto per le sue stampe di ritrattistica femminile

Hasui Kawase (1883-1975). Le sue opere sono forse le più conosciute del movimento shin-hanga, si ispirò a temi molto tradizionali ma ritratti con una chiave più moderna e “occidentale”. Egli si riteneva infatti un realista. Disegnava soprattutto paesaggi o celebri vedute del Giappone (meisho), sulle orme dei più famosi Hokusai e Hiroshige. Fu addirittura più prolifico di Ohara e alla fine della sua carriera il governo giapponese lo elesse a tesoro vivente nazionale per il suo immenso contributo alla cultura del paese.

Ohara Koson (1877-1945). Ohara si dedicò all’illustrazione del mondo naturale e animale. Infatti riprende, anche se in maniera più libera ed estesa, la tradizione pittorica chiamata kacho-e (immagini di uccelli e fiori). Più avanti nella sua carriera collaborò con Shozaburo e fu anche grazie a questa collaborazione che le sue opere arrivarono all’estero, in particolare in America. Egli fu un illustratore molto prolifico, realizzando più di 500 opere. Non è tra gli esponenti del movimento più famosi ma le sue opere hanno iniziato ad essere più apprezzate recentemente.

Tomikichiro Tokuriki

Tomikichiro Tokuriki è uno dei membri del movimento Sosaku Hanga. Nasce a Kyoto dove frequenta la Scuola di Belle Arti e Mestieri. Dopo la seconda guerra mondiale fondò la sua casa editrice, la Matsukyo Publishing Company.

La famiglia di Tomikichiro era stata una stirpe di artisti, responsabile del dipartimento artistico del tempio di Hogan per 12 generazioni. Tojuriki Zensetsu (1599 – 1680) era nel lignaggio del padre e Kyosei Shoseki per il nonno di sua madre. Era un famoso insegnante di stampa su blocchi di legno nei programmi NHK Osaka e Kyoto. Il suo impegno è stato riconosciuto dalla medaglia “Kyoto -fu Tokubetsu Bunka Koro Sho” (Contributo speciale alla cultura di Kyoto) dal governo municipale di Kyoto nel 1992, “Ukiyo-e Gekisho Sho” dalla Japan Ukiyo-e Association nel 1996.

Le trentasei vedute del Fuji di Tomikichiro Tokuriki

Nella sua fantastica serie “Trentasei vedute del Fuji”, Tokuriki ha illustrato la bellezza e la maestosità del Monte Fuji, la montagna sacra del Giappone. La grande vetta appare all’alba e al tramonto, sotto la pioggia e la neve, da lontano o dominando l’orizzonte, ma sempre come un sereno simbolo della bellezza e della potenza del Giappone. I meravigliosi paesaggi di Tokuriki illustrano i punti di vista tradizionali giapponesi, ma con una sensibilità decisamente moderna.

Siamo entusiasti di poter offrire questo meraviglioso gruppo molto importante di xilografie  tratto dal suo capolavoro, della serie “Trentasei vedute del Monte Fuji”. Si tratta di xilografie originali della prima edizione, pubblicate tra il 1939 e il 1940 dal famoso e indistinguibile editore Uchida. 

BAULETTI, SCATOLE E CONTENITORI PROVENIENTI CINA TIBET E BIRMANIA– i bauletti e le scatole sono oggetti di rara bellezza dalle forme più originali. Sono eseguiti con tecniche diverse: laccature, lavorazioni a pastiglia, dai raffinati intagli o inserti di  porcellane antiche. Un tempo facevano parte del corredo delle donne della Cina e del Tibet e servivano per riporre i monili e i trucchi. I contenitori birmani di rara fattura si distiunguono per la raffinatezza dell’esecuzione delle decorazioni minute, rappresentanti scene del testo epico indu “Ramayana”

GIOIELLI ORIENTALI

Una ricca gamma di gioelli illumina e impreziosisce la nostra vetrina. Anelli, ciondoli, colanne  e braccialetti, provenienti Tibet, Cina,  Afghanistan e Peru, sono un’ottima idea regalo di bella fattura a costi accessibili. I materiali adoperati variano dal cloisonnè, pietre dure, osso, fino al pregiato corallo. Le lavorazioni che caratterizzano i nostri oggetti sono artigianali.

Sono inoltre presenti nella nostra esposizione colanne tibetane, mala da polso e ciondoli tibetani di buon auspicio.

MOBILI ORIENTALI PROVENIENTI CINA , MONGOLIA E TIBET

Terre D’Oriente arreda i più intimi angoli della casa con armadi, credenze, sedie e poltrone, tavoli bassi e alti, tavolini da thè, angoliere, letti, mobiletti, comodini, paraventi, bauli e panche da preghiera dai sontuosi intagli, dorature e laccature in arrivo dall’Oriente. Il rosso e il nero delle lacche dei mobili e degli oggetti che vi proponiamo, evocano le atmosfere delle antiche dinastie cinesi.

Un vasto assortimento di credenze di tutte le tipologie, misure e qualità, abbelliscono il nostro  Show Room.

Vi proponiamo gli armadi CINA, che un tempo facevano parte del corredo delle doti delle giovani cinesi, costruiti in legno di canfora o olmo, laccati o dipinti. La bellezza, la qualità e l’integrità delle decorazioni dei mobili mongoli hanno conquistato fin ora l’attenzione dei nostri clienti.

Trattiamo anche i mobili tibetani che sicuramente non passano inosservati, sia per la loro varietà di colori: verde, rosso giallo ed arancione, colori caldi per questo facili da ambientare, sia per la bellezza e la raffinatezza dei dipinti, rappresentanti motivi floreali o simboli del buddhismo tibetano.

OGGETTISTICA ORIENTALE PROVENIENTE CINA, TIBET, MONGOLIA, BIRMANIA E INDONESIA

PORCELLANE CINA ANTICHE, VECCHIE E NUOVE

Le decorazioni su ceramica e porcellana cinese risalgono a 7 mila anni fa e sono molto famose in tutto il mondo per le diverse tecniche decorative.

  • PORCELLANE CÈLADON

Celadon  è un pigmento acquamarina pallido. Il termine deriva dal francese “céladon” e si riferisce a un particolare tipo di porcellana ricoperta da una invetriatura trasparente e opaca. La splendida tonalità verde giada è dovuta alla combinazione dei colori dell’argilla (contenente ferro) con una vernice vetrosa che si ottiene cuocendo ciascun pezzo due volte. Sulla superficie del céladon si vedono delle incrinature, non sono delle imperfezioni, ma una caratteristica naturale chiamata cracklè.

  • PORCELLANE BIANCO BLU – TECNICHE DI LAVORAZIONE

La porcellana “bianca e blu” prende vigore soprattutto nel corso della dinastia Ming (1368-1644).

Il vasellame viene decorato con un pigmento blu, generalmente ossido di cobalto. La decorazione è  interamente eseguita a mano.

  • PORCELLANE LANGYAO –“SANGUE DI BUE”

Fra le porcellane monocrome si segnalano soprattutto le famose Langyao dell’imperatore Kangxi, note in occidente come “Sangue di Bue” per la particolare tonalità di rosso ottenuta con l’uso di rame nella vetrina.

Grazie alle numerose richieste provenienti dai mercati europei la produzione di porcellane a smalti policromi, a partire dal XVII secolo, sono state suddivise in famiglie, Famiglia Verde, Famiglia Gialla, Famiglia Rosa, Famiglia Nera, in base ai colori predominanti nella decorazione.

  • TECNICHE DECORATIVE SULLA PORCELLANA

I maestri decoratori, oltre a  scegliere i pezzi di porcellana adatti, che richiamavano con le loro forme lineari gli oggetti dell’antica produzione cinese (vasi,potiches,cachepot) dipingevano anche gli oggetti della quotidianità: vasi, piatti, piccoli vassoi rettangolari, tazze da tè,  teiere, ciotole.

Gli artisti cinesi hanno da sempre usato le loro immagini per esprimere l’arte; la loro abilità e sensibilità nel cogliere i minimi dettagli, rendono le loro opere sublimi.

Le decorazioni orientali cinesi e giapponesi, infatti, sono state da sempre apprezzate da noi occidentali. Tra le figure che le famose porcellane rappresanto, donne cinesi in abiti tipici, paesaggi oppure uccelli e fiori, frasi di un poema o di una poesia, testimoniano scenari di vita quotidiana.

Abbiamo una ricca e ampia esposizione di queste porcellane.

PIASTRE IN TERRACOTTA ANTICHE CINA – piastre antiche in terracotta smaltata verde, di pregiata e rara manifattura che  si possono utilizzare come divisori o porte finestre.

VASI E OGGETTISTICA IN CLOISONNE CINA – JINGTAILAN

  • LA LAVORAZIONE “ CLOISONNE’ “

La parola francese “cloissonè” che indica un oggetto smaltato, è un articolo tipico di Pechino che ha alle spalle 500 anni di storia. All’epoca tale lavorazione era molto limitata poiché riservata solo alla corte imperiale, nasce infatti come lavoro commissionato dall’imperatore.

La tecnica attuale prevede dei processi molto lunghi e i manufatti sono di una bellezza straordinaria. I processi principali della lavorazione Jitailan- sono i seguenti: preparazione dello stampo di rame, incollatura dei fili in rame sullo stampo, saldatura del disegno, smaltatura, cottura ( fatta per tre volte), lucidatura, doratura sui fili di rame. La colla adoperata è vegetale mentre gli smalti impiegati sono tutti minerali.

Da noi troverete una vasta scelta di cloisonnè: vasi di diverse forme e decori, piatti, campanelli e animaletti.

STATUE LINEE, BRONZI E ARGENTI – antiche e nuove statue linee rappresentanti divinità buddhiste e induiste di varie dimensioni. La raffinatezza degli intagli e dei particolari delle nostre statue, anche in questo caso, è data dalla mano esperta degli artisti del settore.

I nostri bronzi sono stati acquisiti per la loro qualità di fusione. Abbiamo bronzi antichi Epoca fine ’800 e inoltre bronzi di vecchia e nuova fattura. I soggetti di questi bronzi son Buddha, monaci, saggi, divinità indù, cani di Fò, draghi, elefanti, animaletti, donne stilizzate.

CAMPANE TIBETANE DI ANTICA VECCHIA E NUOVA MANIFATTURA

Un altro articolo da noi trattato con tanta passione sono le Campane tibetane che selezioniamo con cura in base alla qualità di fusione e suono.

Ci distinguiamo sul mercato per la collezione di campane vecchie e antiche e siamo alla continua  ricerca di pezzi rari come Jambati, Ultabati, Manipuri, Mani, Naga, Cobrebati.

Le campane antiche sono rare poiché composte da una particolare lega de sette metalli, ognuno dei quali legato a uno dei pianeti del nostro sistema solare, la loro fusione è ancor oggi oggetto di mistero. Siamo riusciti a reperirle dopo anni di ricerca.

Nella nostra esposizione potete trovare campane di diversi prezzi, che incantano con il loro suono clienti appassionati.

PIETRE DURE GIADA – grande varietà di oggettistica in pietra dura di giada, corniola, quarzo rosa e occhio di tigre, lapislazzuli e altre pietre di varie forme e dimensioni.

QUADRI CINESI E DIPINTI INDONESIANI A COLORI VEGETALI

I quadri si distinguono per la loro particolare tecnica artistica e sono dipinti ad acquarello o china; raffigurano temi diversi quali le dinastie familiari, fiori, uccelli o paesaggi. Sono stati realizzati da artisti cinesi di talento su materiali come: tela, vetro, porcellana, o carta di riso. I dipinti provenienti Bali (Indonesia) sono su tela, a colori vegetali ( si tratta di rappresentazioni del testo epico indu “Ramayana”)